La Sede
Il Duomo di Messina è sito nell'omonima piazza ed è affiancato dalla Fontana di Orione (1547) del Montorsoli (realizzata per solennizzare la costruzione del primo acquedotto che convogliava le acque dei fiumi Camaro e Bordonaro). La fondazione della Cattedrale di Messina risale alla prima metà del 1100, ai tempi del re normanno Ruggero II, ma la consacrazione avvenne nel 1197 alla presenza dell'imperatore svevo Enrico VI (anche se l'origine del duomo si perde nella notte dei tempi, c'è chi ritiene che risalga ai primi secoli del cristianesimo).
Nel 1254 durante i funerali di Corrado IV di svevia un incendio bruciò quasi interamente le capriate in legno del soffitto e la lettera di benedizione della Madonna. Dal '300 al 600 il duomo venne abbellito sia esternamente che internamente, all'esterno vengono aggiunti rivestimenti marmorei nella facciata, decorazioni ai portali... al suo interno mosaici, absidali, coro in legno intagliato, il baldacchino dell'altare maggiore...
Purtroppo il duomo è stato soggetto a continue ricostruzioni, a causa di disastri vari, nel 1783 e nel 1908 fu danneggiato gravemente dai terremoti, ma gli eventi che hanno arrecato seri danni alla struttura (specialmente agli interni) sono senza dubbio le bombe incendiarie del 1943.
Nell' ottimizzazione del duomo successiva ai bombardamenti furono accuratamente riutilizzate le parti recuperate e ricostruite quelle ormai distrutte. Questi continui disastri subiti danno alla cattedrale messinese un gran pregio, la presenza di un ampio ventaglio di stili, nella nostra cattedrale possiamo vantare influenze artistiche differenti racchiuse in un unico edificio, dallo stile normanno di base, alle influenze classico cinquecentesce e così via...
La parte più antica della faccita del duomo è l'inferiore, con fasce policrome e marmoree che in origine la ricoprivano quasi per intero, finemente ornati i portali tardogotici, specialmente il centrale, opera di Antonio Baboccio ('300-'400), la Vergine in trono scolpita nella lunetta da G.B. Mazzola (1534), la cuspide terminale con l'incoronazione della Vergine e i Santi ideata da Pietro da Bonate(1468). I due portali laterali vennero terminati, nel 1518 il portale destro e nel 1528 il sinistro. La porta laterale fu disegnata da Polidoro da Caravaggio ed eseguita da Rinaldo Bonanno nel XVI secolo. Il duomo è a pianta basicale a T, ha 3 navate spartite da colonne reggenti ad archi ogivali terminanti in 3 absidi coperte da capriate di legno finemente decorate.
Circa alla metà della navata centrale è presente il pulpito (l'originale probabilmente di Andrea Calamech, 1583 circa), di fronte al seggio vescovile, l'urna dell'arcivescovo D'Arrigo di A. Zocchi (1929).
Nella navata destra vi è nel primo altare la statua originale di S. Giovanni Battista di Antonello Gagini (1525), seguono altri altari ideati dal Montorsoli per accolgiervi altrettante statue di apostoli (una o due si devono allo stesso mestro), opere di artisti vari dal XVI al XVIII secolo.
Segue la seconda uscita laterale, due porte rinascimentali, quella di sinistra da accesso al Tesoro (solo una parte del tesoro è presente, per motivi di spazio non è stato possibile esporlo tutto).
Al termine della navata troviamo i resti del sepolcro "dei 5 vescovi" (XIV-XV sec.) costituiti da 5 archetti ogivali trilobati pogianti su colonnine. Nel transetto destro, il più grande organo d'Italia (16.000 canne e 5 tastiere), del 1948. L'abside destra accoglie la cappella di S. Placido disegnata da Iacopo Del Duca. I puttini in bronzo alla parete sono attribuiti a Innocenzo Mangani (XVIII sec.). Nel catino i mosaici rifatti, originariamente risalenti al XIV sec. rappresentato S. Giovanni evangelista fra due santi e il re Giovanni D'Aragona e il duca di Randazzo, al pilastro divisorio fra questa è l'abside centrale, il monumento sepolcrale dell'arcivescovo Guidotto de' Tabiatis di Goro di Gregorio (1333), da notare i rilevi che ne adornano le facce (annunciazione, adorazione dei magi, flagellazione, crocifissione), nel pilastro di fronte l'opera più antica, la lastra tombale dell'arcivescovo Palmeri (probabilmente di fine 1100) con 3 medaglioni (Cristo in trono, la Madonna, l'effige del defunto). L'altare maggiore è decorato da marmi policromi, sormontato da un sontuoso baldacchino barocco disegnato in origine da Simone Gullì (1628) ed eseguito da vari artisti, poi ripreso da G. B. Quagliata (che aveva affrescato le pareti dell'abside) e da A. Maffei, terminato nel tardo '700 (rifatto con qualche parte autentica). Nel mezzo del baldacchino, copia dell'originale tavola bizantina su fondo d'oro dedicata alla Madonna della Lettera. Alle pareti, il coro in legno originariamente eseguito da Giorgio Veneziano e da altri maestri (1506-1512). Nel catino dell'abside centrale i mosaici trecenteschi figurano il giudizio finale e Cristo tra santi e re.
Nell'abside sinistra anch'essa progettata da Del Duca è la cappella del sacramento, si vedono i rilievi del tabernacolo eseguiti da F. Archina e F. Tesorieri nel 1603, vi è anche il mosaico con la Madonna con bambino fra regine e sante. Troviamo anche il monumento funebre dell'arcivescovo A. La Lignamine attributo a G. Battista Mazzola (1530), nella parete sinistra il sepolcro dell'arcivescovo Proto (1646). La navata sinistra contiene il monumento dell'arcivescovo P. Bellorado, di G. B. Mazzola (1513), seguono il monumento dell'arcivescovo Natoli di G. Prinzi (fine '800), e del cardinale Villadicani dello stesso Prinzi (1861). All'ottavo altare il Cristo risorto (probabilmente in origine di Del Duca), sulle pareti seguenti vi sono altorilievi in marmo quattrocentesco raffiguranti S. Gerolamo, dopo gli altari dedicati agli apostoli, vi è l'ingresso al battistero, la vasca battesimale rifatta sull'originale e un crocifisso in legno del '500. Dall'andito dell'uscita laterale si accede alla sacrestia, ove sono presenti armadi in legno, finemente intagliati, e decorati da Adolfo Romano (1934). Il duomo conserva anche la Madonna della lettera (abside destra) e il Vascelluzzo, entrambi in argento, sono portati in processione il 3 Giugno.
L'antico campanile del duomo sorgeva isolato dalla chiesa, raggiungeva i 90 metri di altezza, ma crollò nel terremoto del 1783, riedificato rimase incompiuto sino al 1863 quando per vari motivi si decise di abbatterlo e costruire due torri campanarie affiancate che il terremoto del 1908 distrusse.
Campanile del Duomo L'attuale campanile fu inaugurato nel 1933, progettato dall'architetto Valenti, è a forma di torre a base quadrangolare di 9.60 metri di lato. Le linee richiamano quelle dell'originale campanile di architettura normanna, la torre si eleva sino 48 metri dal suolo finendo con una cornice merlata per poi proseguire con una torretta ove è sito l'orologio luminoso del diametro di 2.50 metri.Dalla torretta si elevano quattro cuspidi, che fanno da controrno alla grande cuspide centrale che si eleva sino a far raggiungere in complessivo i 60 metri di altezza dal suolo. La torre principale è divisa in quattro ordini, ciascuno delimitato da un cornicione, nel suo interno racchiude il complesso del più grande orologio astronomico che esista al mondo (vi è una copia miniaturizzata esposta al museo della tecnica di Berlino). Fu costruito dalla ditta Ungerer di Strasburgo per volere dell'arcivescovo Paino (in suo onore nel 1968 fu ideato un monumento su progetto di A. Indelicato, la statua dell'arcivescovo è del maestro M. Lucerna) e fu inaugurato il 13 Agosto 1933, con il suo movimento aziona le grandi figure in bronzo dorato poste nei prospetti che guardano la piazza, ongi figura rappresenta eventi storici e di fede riguardanti la città.
Ogni quarto d'ora le due grandi statue di Dina e Clarenza (vedi Storia della città) battono rispettivamente (la prima le ore, la seconda i quarti), tirando dei fili collegati a campane, nello stesso istante nel penultimo riquadro in basso la morte abbassa la falce per quanti sono i tocchi di campana, mentre avanti ad essa scorrono i quattro momenti della vita (infanzia, adolescenza, maturità, vecchiaia).
Il resto delle statue viene animato a mezzogiorno dopo i dodici rintocchi il leone agita la coda e il vessillo di Messina, muovendo maestosamente la testa, e emettendo tre ruggiti, quindi il gallo, per tre volte fa sentire il suo canto, mentre la Madonna riceve dalle mani di un angelo la lettera destinata ai messinesi; viene avanti S. Paolo che, precedendo gli ambasciatori messinesi, riceve a sua volta la lettera dalle mani della vergine, mentre gli ambasciatori le sfilano d'avanti inchinandosi, la Madonna alza il braccio benedicendo. Vi sono inoltre le rappresentazioni dei periodi liturgici nell'anno, della chiesa di Montalto.
Scendendo ancora troviamo la morte, precedentemente citata, ed infine nell'ultimo riquadro, 7 carri guidati da divinità pagane, raffiguranti i giorni della settimana (Apollo per la Domenica, Diana per il Lunedì, Marte per il Martedì, Mercurio per il Mercoledì, Giove per il Giovedì, Venere per il Venerdì, e Saturno per il Sabato. I carri entrano in movimento ogni Mezzanotte, affinchè il carro corrisponda al giorno in corso.
Nella facciata del campanile rivolta verso il Duomo si vede in alto un globo, che girando su se stesso rappresenta l'attuale fase della luna, sotto si trova il planetario che riproduce il sistema solare con i segni dello zodiaco, più in basso il calendario perpetuo con la statua di un angelo che indica la data del giorno. Per meglio comprendere il significato delle scene raffigurate nel campanile è consigliabile leggere la descrizione e la storia delle opere collegate ad ogni rappresentazione.